Un ragazzo di Calabria


Film del 1987 girato da Luigi Comencini tra Lazzaro, Motta San Giovanni, Palizzi, Pentidattilo e Scilla.


Foto fornite da Claudine Magnaldi

Foto1: Gian Maria Volonté e Diego Abatantuono nella villa Spina Santa (Lazzaro)
Foto2: Diego Abatantuono con la famiglia Crea nella villa Spina Santa (Lazzaro)

Un Ragazzo Di Calabria
Premio Pasinetti per l'attore a Gian Maria Volonté (Venezia Mostra Int. d'Arte Cinematografica 1987)

Cast: Diego Abatantuono, Santo Polimeno, Thérèse Liotard, Giada Faggioli, Gian maria Volonté, Enzo Ruoti, Jacques Peyrac Regia Luigi Comencini
Sceneggiatura: Luigi Comencini, Ugo Pirro, Francesca Comencini
Durata: 01:48:00
Genere: Commedia
Distribuito da I.I.F. (1987) - DOMOVIDEO

Trama
In un paesino agricolo della provincia di Reggio Calabria vive la famiglia di Mimì, un ragazzo tredicenne con la passione per la corsa. Suo padre Nicola, ex contadino attualmente guardiano in un ospedale psichiatrico, è un uomo dai modi bruschi e con la passione per la caccia, che vorrebbe che il primogenito studiasse, si facesse strada nella vita e quindi ostacola in ogni modo le aspirazioni sportive del ragazzo. Sua madre, dolce e riservata, cerca di proteggere il figlio dalle ire paterne e di nascosto lo asseconda nei suoi sogni di gloria. A spronare Mimì e a spingerlo a credere in sé c'è anche la simpatia che nutre per Crisalinda, una bella ragazza del paese che gli sorride durante le sue corse nel verde della campagna calabrese. Ad incoraggiare maggiormente Mimì e a dargli consigli tecnici veri e propri c'è anche Felice, l'autista della vecchia corriera del paese, zoppo dalla nascita, solo, emarginato e malvisto dalla gente del luogo per le sue idee comuniste, che nelle aspirazioni sportive del ragazzo rivede i suoi sogni e i suoi ideali giovanili miseramente irrealizzati. Mimì però deve vincere tante difficoltà: infatti le prime gare si risolvono in un fallimento poiché non è abbastanza allenato e non sa ancora ben calibrare le sue energie. A scuola ha uno scontro violento con l'insegnante di italiano per cui è costretto a ritirarsi. Il padre padrone è sempre più arrabbiato con lui per la sua ostinazione di voler correre a tutti i costi, per cui lo porta a lavorare duramente da un cordaio. Però la mamma, dopo essere stata convinta da Felice che il ragazzo ha veramente la stoffa del maratoneta, si reca da zio Peppino, il capo indiscusso del paese, rispettato da tutti, e gli propone di persuadere Nicola a far correre Mimì. Il vecchio è d'accordo; se Mimì si classificherà fra i primi sarà lui stesso poi ad aiutarlo anche in seguito a diventare un vero campione. Il giovinetto vince le qualificazioni in Calabria e a Roma, alle gare nazionali arriva addirittura primo. Finalmente il suo sogno è realizzato: Felice esulta poiché era sicuro delle sue potenzialità; la madre è commossa perché quasi non crede che suo figlio sia così in gamba; il padre è pentito e senza parole, convinto ormai che Mimì aveva ragione.

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