La castagna: la mia “Madeleine di Proust”

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Stranamente, a guardarla bene, ne ha la forma. Pure il colore.

Stavo scattando foto alle opere di pietra quando avvertii l’odore. Odore che sarei tentata di chiamare profumo. Sì, il profumo della castagna calda. Quello che, oltre a procurare piacere nell’odorarlo, apre istantaneamente la porta dei ricordi. Quelli legati all’arrivo dell'inverno, alle passeggiate con la mamma o la nonna, al grido del castagnaio che le vende per strada ”Chaudes ! Chaudes les châtaignes !”, alle mani sporcate dalla buccia e dal giornale arrotolato a forma di cono che fa da contenitore, al caldo che - ad un tratto - s’impadronisce del corpo. Poi ancora, mentre ci si allontana, al profumo che ti accompagna come se galleggiasse sulle onde del maestrale pungente che tira da Nord.

Grazie al mio ospite !

CM


Prime due foto di Claudine Magnaldi


Le "madeleine" tipici del comune di Commercy, in Francia, sono piccoli dolci burrosi cotti in stampi a forma di conchiglia.
Fuori dal territorio francese, sono forse più famose per l'associazione con l'opera di
Marcel Proust Alla ricerca del tempo perduto (À la recherche du temps perdu), nella quale il narratore mangia una petite madeleine (o madeleinette) e questa risveglia in lui dei ricordi della sua infanzia, divenendo in questo modo il catalizzatore dell'opera stessa.

  Testo integrale di Proust riferito alla madeleine
        dal primo capitolo "Combray" del primo libro "La strada di Swann"